
La disperazione per un’eruzione che ha trasformato tre paesi in tante piccole Pompei (Foto Olivier De Ros, AP)
Come Pompei. Il vigile del fuoco che crolla a terra, le mani sulla testa e scoppia in un pianto dirotto. Donne che vagano come zombie, ricoperte di cenere bagnata e fango, gli occhi sbarrati, mentre scavano nello strato duro della lava che ricopre i loro anfratti. Vecchi appoggiati a muri crollati sotto il peso dei sassi e lapilli, i vestiti a brandelli, lo sguardo perso nel vuoto che attendono i soccorsi o la morte che incombe ovunque. I pochi cronisti che hanno raggiunto i dintorni di El Rodeo, un pugno di case dell’Escuintia, nel sud del Guatemala, descrivono scene apocalittiche. Il Volcán Fuego ha scatenato un vero inferno di fuoco e lava incandescente, seppellendo sotto la sua pioggia di cenere, sassi, lava e lapilli una decina di borghi e paesini. La sua improvvisa esplosione – la più violenta dal 1974 – ha ucciso 62 persone e ferito altre 300. Ma si parla di 400 potenziali vittime, considerando i dispersi che ancora devono essere individuati. Molte sono state soprese dentro casa, altre nei vicoli dei villaggi, altre ancora in chiesa mentre assistevano alla messa. Il vulcano ha lanciato fino a 10 mila metri di altezza una nube densa e piena di cenere che ha coperto come un mantello nero il cielo in un raggio di 5 chilometri. Era primo pomeriggio ma sembrava notte fonda. Un buio pesto che non ha aiutato vittime e soccorritori. Tra le vittime anche tre bambini: calcinati, come le madri che hanno cercato di trarli in salvo. El Rodeo come Pompei. El Fuego come il Vesuvio. Ci sono 3.100 evacuati, 1,7 milioni di guatemaltechi colpiti. La stragrande maggioranza vive all’addiaccio, sotto tende di fortuna; i più fortunati nei centri di accoglienza allestiti dalla Protezione civile. Il Guatemala traballa sotto il peso di una sciagura inaspettata e imprevedibile. A pagare il prezzo più alto una popolazione debole e povera.
Lo sciopero dei maestri. Un piccolo ma combattivo sindacato della scuola ha messo in ginocchio quattro Stati meridionali del Messico. Oaxaca, Michoacan, Guerrero e Chiapas sono rimasti paralizzati dallo sciopero del CNTE, una costola del sindacato lavoratori della scuola molto forte tra i maestri delle elementari. Protestano contro la riforma del settore che, con un decreto costituzionele del 2013, ha introdotto un sistema di valutazione a punti per l’ingresso dei docenti. E’ il primo importante sciopero a 28 giorni dalle elezioni presidenziali. Una spia importante delle corporazioni che formano la grande macchina dell’amministrazione pubblica a cui dovrà far fronte il prossimo presidente. Una bella prospettiva per il superfavorito André Manuel Lopez Obrador.
Narcos Mondiali. Sarà una insolita Russia 2018 per Rafa Marquez, 39 anni, tra i migliori difensori della nazionale Messicana e dell’Atlas. Un vero campione, un idolo per i tifosi. Ma offuscato da un’inchiesta del Dipartimento del Tesoro Usa che lo accusa di essere un prestanome di un importante leader di un Cartello, Raúl Flores. La sua foto, tanto apprezzata dal calcio messicano, appare in un organigramma delle rete di narcotrafficanti, soprattutto con il gruppo che negli Anni 80 ha dominato lo Stato di Jalisco e la sua capitale Guadalajara. Un brutto colpo per il paese centroamericano. I sospetti hanno fatto allontanare i principali sponsor ma il fuoriclasse è stato difeso dal ct Juan Carlos Osorio. Da fine aprile Rafa ha lasciato l’Atlas; viene sempre ricordato come l’uncio giocatore messicano che ha vinto la Champions. Il selezionatore lo ha convocato ai Mondiali. Per lui sarà la quinta volta. Ma in tono minore: i suoi avvocati e la Federazione gli hanno chiesto basso profilo, niente sponsor sulla maglietta, niente interviste, niente immagini che lo riprendono davanti a cartelloni che hanno i loghi della pubblicità.
Niente governatore. Metà dei potenziali elettori di Tocantins, il più giovane degli Stati brasiliani, nel nord del paese, ha votato scheda bianca o non si è recato alle urne. Un chiaro segnale del disincanto del paese per la classe politica che lo rappresenta o dovrebbe rappresentarlo. L’ex governatore e la sua vice erano stati esonerati delle loro funzioni il 22 marzo scorso per raccolta illegale di fondi. Maro Carlesse, governatore straordinario e l’ex senatore Vicentinho Alves, che hanno ricevuto il 30 e il 22 per cento dei voti, se la vedranno al ballottaggio il 24 giugno. Per gli osservatori è il chiaro segno della crisi di rappresentatività che la democrazia brasiliana sta attraversando. Una crisi che si rifletterà sicuramente anche nelle elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre.
Italia brasiliana. L’acquisto si è concluso. Enel ha comprato il 73 per cento delle azioni della Eletropaulo, holding energetico brasiliana, per 5,52 miliardi di reais (1,48 miliardi di dollari). Ha così chiuso la battaglia di offerte che aveva ingaggiato con la Iberdrola. L’accordo trasforma Enel nel più grande produttore di elettricità nel più grande paese dell’America Latina. Un fiore all’occhiello per la nostra immagine internazionale e la forza delle nostre industrie statali. L’offerta è stata formalizzata dopo che gli azionisti di Eletropaulo, che comprendono la divisione di investimento della banca di sviluppo brasiliana BNDES, hanno accettato l’offerta lunedì. Enel ha pagato 45,22 reais per azione, battendo l’offerta di 39,53 per azione proposta da Neoenergía, controllata da Iberdrola.
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