
Tempesta anomala. Non accadeva da anni. Ma l’inferno di acqua e vento che si è scatenato mercoledì sera a Rio va oltre il fenomeno naturale che spesso si affaccia con violenza e all’improvviso nella città carioca. In estate piove, qualche volta. Il sole cocente si alterna a cascate di acqua. La città è circondata dalla giungla. Caldo e freddo si alternano in una miscela che esplode con fragore. Stavolta è stato diverso. La natura ha lanciato il suo segnale: l’uomo, con le sue emissioni industriali e con il suo scarso rispetto di un equilibrio precario, la sta distruggendo. E di fronte a questa lenta, inesorabile agonia, si ribella. Colpisce per salvarsi. Alle 21,48 sono scattate le sirene che l’amministrazione comunale ha disposto lungo l’Avenida Nyemeyer, la strada che costeggia l’Atlantico e collega il quartiere bene di Leblon fino a Barra de Tijuca. L’allarme serve alla gente, è un segnale di pericolo serio. Invita ad abbandonare case e negozi. Le onde dell’oceano, oltre alla cascata di acqua piovana che si stanno per abbattere sulla terra, potrebbero avere un effetto devastante. Bisogna mettersi al riparo, rfisalire la montagna, le vette verde e nere dei Dois irmãos. Non tutti ci riescono. Soprattutto nelle favela di Rocinha e Vigidal. Danni ingenti si registrano a São Conrado, Itanhangá, Freguesia, tutti nella zona sud di Rio. Sono caduti 170 alberi. Raffiche che hanno raggiunto i 110 chilometri orari assieme ad un vero nubifragio hanno rovesciato una valanga di acqua, fango e detriti. I terreni scoscesi hanno ceduto, sono piombati a valle alberi e case, decine di auto e moto sono state trascinate in questo fiume di acqua travolgendo ogni cosa. Ci sono stati sei morti e decine di feriti. Alcuni colpiti dalle carcasse che rotolavano, altri per malori dovuti all’acqua che invadeva case, alberghi, appartamenti, baracche, fino a mezzo metro. La pista ciclabile costruita nel 2016 è crollata per la seconda volta. Era già accaduto nel febbraio del 2018. Il sindaco Crivella si è chiesto come fosse stato possibile. Ha avviato un’inchiesta per capire chi e in che modo erano stati svolti i lavori di restauro. Lavori a parte, è l’ennesimo allarme sul cambio climatico che sta colpendo tutto il mondo ma soprattutto il Continente latinoamericano.

Stallo. A due settimane dalla autonomina di Juan Guaidó a presidente, la crisi venezuelana vive uno stallo incerto e pericoloso. Ieri è giunto a Cucúta , sul confine della Colombia, il primo convoglio di aiuti umanitari statunitensi: 60 tonnellate di viveri e medicine essenziali. Il ponte che attraversa la frontiera resta chiuso su ordine di Maduro che lo ha bloccato con un’autobotte e due container. Considera gli aiuti “ïl primo passo dell’invasione” statunitense e rifiuta di farli passare. A Montevideo l’Unione Europea presiede il vertice del cosiddetto Gruppo Internazionale di Contatto di cui fanno parte oltre alla maggioranza dei paesi europei anche Messico, Uruguay, Ecuador e Bolivia. Il Gruppo è promotore di un dialogo che “porti a creare le condizioni per la convocazione di nuove elezioni da svolgersi in presenza di osservatori internazionali e in condizioni di libertà”. Si sono dati 90 giorni di tempo per creare tali condizioni. Prima iniziativa l’apertura a Caracas di un ufficio tecnico che faciliti la distribuzione degli aiuti, e secondo le parole di Federica Mogherini “avviare contatti, infatti ci chiamiamo proprio Gruppo di Contatto”. L’obiettivo comune è evitare “la politicizzazione” della futura, ipotetica distribuzione.
Sequestri nella metro. Diverse ong e organismi a difesa dei diritti civili lo hanno denunciato appena due giorni fa. Adesso, quel buco nero in cui da anni si è trasformata la metropolitana da Città del Messico, con decine di scomparse e sequestri, ha avuto una drammatica conferma. Due uomini che tentavano di rapire una ragazza di 23 anni, alle 7: 15 del mattino, in una stazione della sotterranea, sono stati arrestati. Si tratta di due fratelli di 26 e 37 anni. L’hanno bloccata sulle scale di una stazione centrale e a quell’ora affollatissima. Le hanno detto che valeva “2.000 pesos”circa 104 dollari e che volevano prenderla. La ragazza si è divincolata e ha iniziato a correre lungo tutti i corridoi della stazione fino a quando ha incontrato due poliziotti che hanno arrestato la coppia di fratelli. Solo nel 2018 la Procura ha avviato 43 indagini su scomparse e rapimenti nella metropolitana.
Niente plastica. Il Cile è il primo paese dell’Ámerica Latina ad aver messo al bando la plastica. Una legge appena varata dopo un sondaggio di gradimento che aveva toccato l’80 per cento degli intervistati, vieta l’uso dei sacchetti di plastica nei supermercati, negozi e centri commerciali. L’entrata un vigore del provvedimento ha creato un certo scompiglio. Ma i cileni si sono subito adeguati e, con orgoglio, hanno dato il via ad una scelta che probabilmente sarà presto seguita da altri paesi della regione.
Arresto eccellente. Ronny Kevin Roldán Velasco, noto come Kevin Roldán, uno dei più noti cantanti di reaggetón sudamericani, è stato arrestato per violenza sessuale nei confronti della sua ragazza. Arrista colombiano di 25 anni, Kevin è stato accusato di “aver picchiato e poi aver violentato contro la sua volontà” la giovane fidanzata che ha sporto denuncia alla magistratura di Medellín.
Divorzio eccellente. Si è concluso il matrimonio tra l’éx presidente messicano Enrique Peña Nieto e l’attrice Angélica Rivera. Già al centro di voci e pettegolezzi, al punto che si diceva che non vivevano da tempo insieme, la celebre coppia era stata vista l’última volta l’11 gennaio scorso al funerale dell’éx governatore di Città del Messico, Alfredo del Manzo, parente stretto dell’ex capo dello Stato. Il matrimonio, degno di una telenovela, si celebrò nel novembre del 2010 e segnò un’alleanza romatico-politica che li proiettò entrambi al vertice del potere. Nieto vive spesso in Spagna dove è stato fotografato con la modella Tania Ruiiz Eichelmann, 25 anni più giovane.
Polmonite. Il presidente del Brasile si è beccato una polmonite. Ricoverato in ospedale da 11 giorni per sottoporsi al terzo intervento chirurgico durante il quale gli hanno sottratto la sacchetta di colostomia, Jair Bolsonaro ha accusato una febbre altissima. I medici lo hanno sottoposto a nuovi controlli e da una radiografia hanno scoperto che aveva contratto una polmonite. Non si sa quanti giorni dovrà ancora restare ricoverato. La voce si è sparsa in tutto il Brasile, tanto da spingere lo stesso Bolsonaro ha lanciare un avvertimento su twitter: “Attenti al panico, ci sono molte esagerazioni”. Una materia che conosce bene: l’ha usata per tutta la sua campagna elettorale.
La sindrome di Cuba. Quattordici diplomatici canadesi hanno fatto causa al governo per non essere stati sufficientemente protetti contro quella che ormai viene chiamata la sindrome di Cuba. Anche loro, come altri 27 diplomatici Usa sono stati colpiti dalla serie di aggressioni acustiche mentre si trovavano in servizio a L’Ávana. Chiedono un risarcimento di 28 milioni di dollari. La strana aggressione acustica è stata studiata a lungo da diverse équipe di esperti medici. Ma nessuna è giunta ad una conclusione scientificamente valida. Non si conoscono le sue origini né le cause; solo gli effetti che l’avvocato che rappresenta il gruppo non ha esitato a definire “un vero inferno”.
Liberi tutti. Se dovesse passare una legge di amnistia giá pronta in Parlamento, tutti i responsabili di massacri e stragi compiuti durante i 36 anni di guerra civile lascerebbero in carcere in Guatemala. Si tratta di un provvedimento sostenuto dal presidente Jimmy Morales, impegnato in queste settimane a cacciare dal paese i membri della Commissione Onu contro la corruzione e a far decadere la legittimità della stessa. Ma dietro ci sono decine di generali in furiati per la serie di dure condanne nei confronti di 33 alti ufficiali e membri degli squadroni della morte nel 2008, ritenuti responsabili di gran parte dei 200 mila morti che hanno insanguinato uno dei più lunghi conflitti dell’America centrale.
Leave A Reply