Per combattere la fame dilagante in Venezuela il presidente Nicolás Maduro ha pensato bene di lanciare un nuovo piatto forte. Con un vero piano: il “piano coniglio”. Reduce da un periplo tra il Kazachistan e l’Algeria e alla vigilia dell’inizio di nuove, segrete trattative con l’opposizione a Santo Domingo, il capo dello Stato ha approfittato del suo programma domenicale per annunciare l’ iniziativa. Lo ha fatto perché si era reso contro che i venezuelani avevano accolto con favore l’arrivo in molte famiglie del piccolo e dolce animaletto. Ma che rifiutavano di cucinarlo e poi mangiarselo per placare i crampi della fame. Preferivano allevarlo, come capita in gran parte del mondo, e regalare ai propri figli un animale domestico.
Tra battute, aneddoti e rievocazioni, Maduro ha spiegato che il coniglio aveva specifiche proprietà nutritive, che avrebbe compensato le gravissime carenze proteiche di cui la gente soffre. Che chi non aveva più nulla da cucinare finalmente poteva far crescere l’animale, magari trovargli una compagna o un compagna, farli figliare e creare degli allevamenti che potevano sfamare un popolo allo stremo. La trovata non ha avuto molto successo. Pochi si sono liberati dei conigli piovuti dal cielo come fosse un miracolo. I bambini si sono affezionati alle bestiole, le accudivano, le nutrivano, ci giocavano come fossero bambole da spupazzarsi mentre i genitori si davano da fare per trovare qualcosa da mettere in pancia.
Consapevole della gravissima crisi alimentare che attraversa, il governo chavista aveva incentivato colture alternative, sfruttando i terreni abbandonati e altri piccoli spazi cittadini. Ma le diverse iniziative per contrastare quella che il regime si ostina a considerare “l’aggressione della politica imperialista statunitense” non hanno avuto molto successo. Scarsa abitudine, poca dimestichezza agricola degli abitanti delle città, una certa pigrizia. Con l’arrivo delle prime sanzioni economiche e finanziarie americane decretate una settimana fa da Trump, la situazione è diventata drammatica. Il coniglio voleva essere un primo, concreto aiuto alimentare. Forse poteva essere anche un’idea. Ma pensare che arrivasse a colmare la fame e rendesse tutti felici è stato quasi grottesco.
A dirigere il piano coniglio c’è Freddy Bernal, attuale ministro dell’Agricoltura urbana. Non certo un uomo di spiccata inventiva e intelligenza. Modesto, ma fedele esecutore delle direttive della preisidenza, Bernal era stato l’inventore di quelli che vengono chiamati i CLAP (Comitati locali di alimentazione e produzione), un’altra delle tante soluzioni trovate dal regime per sopperire alle difficoltà nel reperire i prodotti di consumo base.
Concepiti come cellule per la produzione e la distribuzione degli alimenti, i CLAP si erano trasformati come reparti che fornivano il cibo della cesta tra i sostenitori del governo. Erano diventati nei fatti un privilegio per i chavisti e avevano finito per creare delle clientele, con le inevitabili corruzioni, sui prodotti introvabili sul mercato tradizionale perché importati da paesi come il Messico e Panama.
Dopo alcuni giorni di distribuzione dei conigli, Bernal aveva segnalato al governo la reazione della gente. Tutti finivano per accogliere gli animali con grande affetto e li allevavano tra mille attenzioni. Nessuno li uccideva e li cucinava. Bernal ha insistito. E’ andato in tv e ha spiegato alla gente che quei conigli erano pieni di sostanze nutritive. “Ci hanno insegnato a trattarli come mascotte”, riconosceva quasi disperato. “Non fanno parte della nostra dieta tradizionale. Ma dovete sapere che sono sempre due chili e mezzo di carne con alte proteine e prive di colesterolo”. La reazione della gente è stata tra l’insulto e la burla.
La rete si è riempita di commenti sarcastici e sorpresi. “State parlando sul serio? Voi pretendete che la gente si possa mettere ad allevare conigli per risolvere il problema della fame nel nostro paese?”, si è chiesto Henrique Capriles, governatore dello Stato di Miranda e per due volte candidato alla presidenza. Leonardo Padrón, poeta e commentatore tra i più polari, è stato ancora più velenoso: “Tra quanto tempo ci direte di mangiare i cani?”.
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